La sposa cadavere di Friedrich August Schulze
Titolo: La sposa cadavere
Autore: Friedrich August Schulze
Editore: Caravaggio Editore
Genere: horror gotico
Pagine: 107
Prezzo: 8,90€
L'aneddoto, passando di bocca in bocca, aveva purtroppo subìto alterazioni. Mi sembra che questa sposa defunta fosse vissuta in quel cantone, intorno al XIV o XV secolo. era una nobile dama. S'era comportata nei riguardi del suo amante con tanta ingratitudine e perfidia, ch'egli era morto di dolore; ma poi quando volle sposarsi, le parve la prima notte di nozze, ed ella morì. Si diceva che da allora lo spirito di quella sfortunata vagasse per la terra e assumesse tutti i tipi di volti, in particolare quelli di belle persone, per rendere infedeli gli amanti. Poichè non l'era permesso assumere le sembianze d'una persona viva, scelse tra i morti quelli che più le somigliavano.
Dal Gespensterbuch, una vasta raccolta di storie di fantasmi del 1811, è tratto questo breve racconto gotico: La sposa cadavere, che si dipana in un continuo svelamento, con un climax ascendente, fino ad arrivare al brivido finale, dove nulla può essere più taciuto.
Costruita alla maniera delle scatole cinesi, questa storia ha viaggiato per il mondo, subendo le inevitabili trasformazioni, arrivando ad incuriosire persino Mary Shelley.
L’edizione Caravaggio, illustrata e tradotta dal testo francese – La morte fiancée – di Jean-Baptiste Eyriès, è curata da Enrico De Luca, professore presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria.
Con tutto lo charme tipico della nobiltà ottocentesca, la storia de La Sposa Cadavere viene raccontata da un colto marchese italiano in visita al castello di un vecchio amico che ha perso di recente la propria figlia.
Storie e realtà s’intrecciano in un dedalo di inquietanti coincidenze.
Ospite del nobile castellano, vi è il conte Marino, che è interessato a sposare l’altra figlia, Libussa, convinto di averla vista a Parigi intenta ad ammirare alcune opere d’arte.
In realtà, Libussa non è mai uscita dal castello.
L’ambientazione, le leggende e il terrore dell’ignoto impregnano queste pagine e ci riportano tutto il fascino del vero racconto gotico.
L’horror si nutre di parole mai dette, di sospetti impossibili, di intuizioni orrorifiche che demoliscono la concretezza della nostra vita quotidiana.
Lo sa bene anche Tim Burton, che nel suo adattamento cinematografico del 2005, riprende la storia della sposa cadavere, ma nella sua versione ebraica dal titolo Il dito.
«Chi di noi oserà mettere l'anello nuziale a questo dito?» e Reuven, il futuro sposo, rispose che lo avrebbe fatto lui, visto che sarebbe stato il primo a sposarsi. Detto questo, egli si tolse l'anello e l'infilò a quel dito, pronunciando le parole “ Sei la mia promessa sposa” per tre volte, com'era usanza fare. Appena ebbe finito di parlare, il dito cominciò a contrarsi, con grande orrore dei giovani, e poi l'intera mano si allungò dalla terra, contorcendosi, e il terreno cominciò a tremare, come se stesse per aprirsi. D'un tratto il corpo di una donna, con indosso un logoro e lacero sudario, si levò dalla terra, i suoi occhi morti fissarono direttamente quelli di Reuven, e facendo il gesto di cingerlo gli disse con una voce terrificante. «Marito mio!»
Nato nel Settecento, il romanzo gotico testimonia l’esigenza di far sopravvivere superstizioni e leggende che l’incombente illuminismo e razionalismo francese voleva seppellire.
“la paura più antica è quella dell’ignoto”
H. P. Lovecraft
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