Ci siamo ormai abituati al ritmo dei pensieri di Bloom, agli incastri narrativi che fraseggiano le varie vicende, colorandole di mille sfumature e densità .
Ora il registro cambia.
Stiamo leggendo l’Ulisse e sappiamo tutti quanto si Ú divertito Joyce a disseminare trappole ed indovinelli.
Siamo consapevoli che l’Ulisse sia poco Reader Friendly, tanto che la maggioranza ha solo millantato la lettura di questo Capolavoro Post- modernista.
Per cui siamo pronti a ribaltare le regole lineari e fluide della nostra percezione letteraria, per dare libero accesso ad un nuovo universo di parole; anarchiche, invadenti.
Il Giornale
Dalle H 12 alle H 13
Redazioni del Freeman’s Journal ( la testata per la quale Mr. Bloom lavora ) e Evening Telegraph, vicino alla colonna di Nelson, nel centro della città subito a nord del Liffey
Personaggi: Bloom, Stephen, Ned Lambert, J.J.O’Molloy, Simon Dedalus, il direttore Myles Crawford e il giornalista Lenehan.
L’intero episodio Ú scandito da divertenti titoli che parodiano quelli dei giornali.
L’ars rethorica, con espliciti richiami allâoratoria civile e politica, viene percorsa in tutte le sue declinazioni possibili.
Joyce dà fondo al dizionario della lingua inglese, per non accontentarsi mai e creare lemmi dal suono gutturale, echi di un sottobosco sociale.
à CON PROFONDO RAMMARICO CHE ANNUNCIAMO LA SCOMPARSA DI UN EMINENTE CITTADINO DUBLINESE
C’Ú anche Hynes: resoconto del funerale probabilmente. Tonfi, cupi tonfi. Stamattina i resti mortali del defunto Patrick Dignam. Macchine. Ti riducono in briciole un uomo se lo afferrano. Oggi governano il mondo. Anche i suoi macchinari lavorano a tutta forza. E quel vecchio sorcio grigio che spingeva per entrare.
Bloom si reca al giornale per piazzare un annuncio di Alexander Keyes, per cui ha in mente di realizzare un disegno con due chiavi incrociate.
Ma i due si incrociano ancora una volta, senza parlarsi.
Battiti e dibattiti
I vari personaggi danno vita, in questo settimo episodio dell’Ulisse, ad un ironico e scanzonato dibattito su personaggi e fatti molto nazional-popolari. Very Very Irish.
Senza dimenticarsi di fare qualche escursione filosofica in altri lidi…
[…] Pensiamo a Roma, imperiale, imperiosa,imperativa.
Tese le braccia elocutorie fuor dai polsini macchiatie sfilacciati, con una pausa:
– Cos’era la sua civiltà ? Vasta, lo concedo: ma volgare. Cloacae: fogne.
I Giudei nel deserto ed in cima alle montagne dissero: Qui star conviene. Eleviamo un altare a Gehova. Il romano, come l’inglese che ne segue le orme, portò a ogni nuovo lido su cui mise piede( sul nostro lido non ce lo mise mai ) solo la sua ossessione cloacale.Si guardò intorno avvolto nella sua toga e disse : Qui star conviene. Costruiamo un Watercloset.
Questo settimo episodio, intitolato ad Eolo, cita filosofi e personaggi storici, letterati e sensitive, accostando sacro e profano con la leggerezza della provocazione, sfrastornando ed incantando il lettore.
Eccoci al nostro appuntamento con Joyce e tutti i suoi succulenti enigmi. Dopo aver fatto colazione, prima con Stephen Dedalus nella Torre Martello, poi con Leopold Bloom ad Eccles Street, vediamo i nostri protagonisti incamminarsi per le loro normalissime esistenze, incrociando lo sguardo sulla stessa nuvola di passaggio…
Per queste strade si incroceranno, inconsapevolmente, più volte.
Il nostro viaggio con l’Ulisse di Joyce ci porta a leggere pagine tristi, dense di speranze sfumate, di vite mai vissute.
L’Episodio Ú dedicato all’Ade di Omero, ma il confronto con il nostro Ulisse Ú sconfortante. Odisseo conoscerà nell’Ade il suo destino e quello dei suoi compagni, mentre per Bloom la discesa nel Regno dei morti Ú l’ennesima riprova della sua limitatezza.
Leopold Bloom ricorda con dolore la perdita del padre e del figlio Rudy
In queste pagine la morte riveste ogni spiraglio di realtà , dai ricordi, ai palazzi decadenti, ai discorsi su persone ed eventi luttuosi… tutto Ú frustrazione, dolore, perdita; al centro di questo mondo paralizzato, vi Ú Leopold Bloom e la sua inadeguatezza, che lo porterà a dissolvere i suoi contorni con la spettralità del suo isolamento.
Sesto episodio: cominciamo dall’inizio.
H 11 del mattino
A partire dalla casa di Dignam in Newbridge Avenue 9 a Sandymount, fino al cimitero di Glasnevin
Protagonisti: Leopold Bloom, Martin Cunningham, un brav’uomo cortese e raffinato, Mr Power e Simon Dedalus, padre di Stephen; tutti amici di Paddy Dignam, morto presumibilmente per un eccessiva dose di alcool; riuniti nella stessa carrozza del corteo funebre. Intorno a questo episodio ruotano altri personaggi secondari, come Joe Hynes il cronista.
Lo stile narrativo di questo episodio Ú fluido e scorrevole. La terminologia religiosa Ú declinata con un un registro farsesco. I dialoghi ed il monologo interiore di Bloom si alternano con una cadenza armoniosa.
Mr Bloom spostò lo sguardo dai suoi baffi iracondi al volto mite di Mr Power e agli occhi e alla barba, col suo grave tremito, di Mr Cunningham. Uomo caparbio rumoroso. Pieno di suo figlio. Ha ragione. Qualcosa da lasciare in retaggio. Se il piccolo Rudy fosse vissuto. Vederlo crescere. Sentire la voce in casa. A passeggio accanto a Molly con la divisa di Eton. Mio figlio.
Questi i pensieri che tormentano Leopold Bloom durante il viaggio verso cimitero.
Il rapporto padre/figlio investe una parte importante nel sottomondo psicologico di Bloom. Il figlio Ú morto prematuramente a 11 giorni dalla nascita ed il padre Ú morto suicida con una dose di veleno.
La percezione che Leopold abbia bisogno di trasferire l’amore paterno su Stephen Dedalus diverrà sempre più prepotente nel prosieguo della giornata.
Tra battute poco eleganti e i commenti riguardanti fatti di cronaca dublinese, il gruppetto di amici palesa una forte inclinazione antisemita che acuirà il senso di inferiorità che assilla Bloom e ci delinea un prototipo di Antieroe per eccellenza, simbolo di ogni decadenza.
- Affogare Barabba! urlò Mr Dedalus. Cristo volesse che ci fosse riuscito!
Simon Dedalus schernisce con cattiveria Reuben J.Dodd, usuraio ebreo, il cui figlio Ú quasi morto annegato. Bloom cerca di arginare le offese razziali, intervenendo nel racconto, ma viene messo a tacere.
Giudizi e pregiudizi
– Ma peggio di tutti, disse Mr Power, Ú chi si toglie la vita.
Martin Cunningham tirò fuori di scatto l’orologio, tossì e lo rimise a posto.
– La vergogna più grande che ci possa essere in una famiglia, aggiunse Mr Power.
– Pazzia momentanea, naturalmente, disse decisamente Mr Cunningham. Dobbiamo vedere la cosa con un po’ più di comprensione.
– Si dice che chi lo fa Ú un vigliacco, disse Mr Dedalus.
– Non sta a noi giudicare, disse Martin Cunningham.
Questo corrosivo scambio di battute mette in luce la totale diversità di Leopold Bloom rispetto ai presenti.
Ebreo di nascita, battezzato in seno alla Chiesa protestante ed infine divenuto cattolico solo per poter sposare Marion Tweedy.
Il padre morto suicida, sarà per Bloom fonte di vergogna ed origine di un baratro che la morte del figlio renderà più profondo. Outsider per destino, fantasma di una umanità laica, gentile e compassionevole.
Il suo Giudaismo latente e il suo finto cattolicesimo, lo marchia e lo esilia. Esule, come lo stesso Joyce a Trieste, in una Società di conformisti.
Interessante l’allusione a Shakespeare e alla sua Ofelia, simbolo di un amore devoto e folle; morta suicida per annegamento … che ricorda il figlio di J. Dodd e il padre di Bloom.
Un Mistero mai svelato…
Ma chi Ú quello spilungone laggiù col macintosh? Chi Ú vorrei sapere? Pagherei qualche cosa per sapere chi Ú. Spunta fuori sempre qualcuno che non ti sognavi neanche. Uno potrebbe vivere nel suo buco solo tutta la vita.
L’uomo con il macintosh si affaccerà tra le pieghe di questa giornata, altre 11 volte, tutte in contesti differenti, lasciando dietro pochi piccoli indizi per decifrarne l’identità .
Sono molteplici le affermazioni che vedono in questa figura misteriosa l’alterego di Joyce – come sostieneNabokov – ma sono intriganti anche le supposizioni che vedono in questa figura indecifrabile la rappresentazione dell’ignoto, dell’inconscio; argomento caro a Joyce ed al massone ed alchimista Bloom.
A voi la parola e alle conclusioni che trarrete a fine lettura…
Per oggi le briciole si sono moltiplicate e gli enigmi divenuti meno fumosi…
Vi aspetto Venerdì prossimo con un divertentissimo 7° episodio, che vedrà Bloom alle prese con il linguaggio giornalistico e tutte le sue declinazioni.
Dal 1908 al 1910 fu residenza di un caro amico di Joyce, ma la casa venne demolita negli anni Sessanta. Unico elemento autentico preservato nella sede del Joyce Centre di Dublino Ú la porta, insieme alla struttura in mattoni nella quale Ú incastonata.
Una curiosità storica Ú legata proprio alla porta di questa casa.
La forma di questa porta richiama lo stile giorgiano sviluppatosi tra il 1714 ed il 1830, che vide il sorgere di numerose case a schiera con le tipiche porte colorate; Porte che divennero il simbolo di benvenuto a Dublino.
Con l’Ulisse di Joyce ci apprestiamo a percorrere le strade di Dublino, a conoscere la città nella sua variegata storicità ed a incontrare l’umanità che la vive e la sopravvive; seguendo il sottile biasimo che Joyce nutre per una Irlanda corrotta.
Un grigio orrore gli gli consumava la carne. Zeppando il foglio in tasca prese per Eccles Street, affrettandosi verso casa. Freddi umori gli scorrevano per le vene, gelandogli il sangue: la vecchiaia lo incrostava di una scorza salina. Ecco, ci sono. Boccaccia della mattina brutti pensieri. Svegliato male. Devo riprendere quegli esercizi di Sandow. Giù sulle mani. Case di mattoni marrone chiazzato. Il numero ottanta ancora sfitto. PerchÚ poi?
Leopold Bloom
Leopold Bloom
Chi Ú l’Ulisse di Joyce?
à figlio dell’ebreo ungherese Rudolph Virag ( in ungherese = fiore ) che cambierà il suo cognome in Bloom ( appunto fiore in inglese ) e di madre irlandese ed ungherese.
Il padre si toglierà la vita dopo la morte della moglie.
Leopold Bloom Ú un ebreo non praticante, materialista, massone, mite ed insicuro. La sua curiosità per i dettagli lo rende a volte pedante e ripetitivo.
La sua mente ha un’intelligenza mediamente raffinata, ma non eccelsa come quella di Stephen Dedalus, quindi il lessico che userà Joyce per delineare la trama dei suoi pensieri, sarà più grezzo.
Mr Bloom guardava curioso, gentile, la flessuosa forma nera. Pulita a vedersi: la lucidità del pelo liscio, il bottoncino bianco sotto la radice della coda, i lampeggianti occhi verdi. Si chinò verso di lei, mani sulle ginocchia.
_ latte per la miciolina, disse
_ Mrkgnao! piagnucolò la gatta
li chiamano stupidi. Capiscono quello che si dicemeglio di quanto noi non si capisca loro.
Compassionevole e premuroso; nel corso delle mille e passa pagine ci affezioneremo a lui e seguiremo il filo dei suoi pensieri con crescente empatia.
Personaggio simbolo di una Umanità frustrata, rappresentante di un popolo perseguitato, incarnazione dello sguardo disilluso del suo Creatore.
Leopold Bloom percorrerà questa giornata di Giugno a testa bassa, non opponendosi al suo destino di marito tradito, di ebreo deriso e di uomo perdente. Non c’Ú ribellione o fastidio nelle pieghe dei suoi pensieri, ma una lenta e pigra accettazione.
A colazione con Leopold Bloom
Uova e prosciutto, no. Niente uova buone con questa siccità . Ci vuole acqua fresca pura. Giovedì non Ú nemmeno giornata per rognone di castrato da Buckley. Fritto nel burro, un zinzino di pepe. Meglio un rognone di maiale da Dlugacz. Aspettando che l’acqua bolla.
In perfetta sincronizzazione con Stephen e la sua colazione con Mulligan ed Haines, il nostro Poldy ( nomignolo che mi piace veramente tanto ð e che gli darà Molly ) si sveglia, va in cucina a preparare la prima colazione alla moglie Molly, che si attarda assonnata, a letto, coccola la gatta e poi esce a comprare il rognone di maiale ( molto poco Kosher ).
Il monologo interiore di Leopold Bloom, seguendo la concezione Bergsoniana per cui gli istanti non si dipanano in linea retta, ma si dilatano e si restringono a seconda dei percorsi mentali della persona, ci porta su differenti piani temporali e con immediatezza percettiva ci introduce nei ricordi più personali del Personaggio.
La prima scena che Joyce ha scelto per presentarci il suo Ulisse Ú significativa.
Un uomo premuroso, che si appresta a preparare la colazione per la moglie, che tranquillamente si fa servire.
I canoni famigliari vengono ribaltati, così come saranno stravolte tutte le regole del romanzo classico.
La ninfa Calypso
Questo episodio Ú stato dedicato da Joyce alla ninfa Calypso.
Trovare un parallelismo tra Molly e Calypso Ú pressochÚ impossibile. La Ninfa trattiene per sette anni Odisseo nella sua isola di Ogigia, perchÚ Ú innamorata. Molly, per contro, non vorrebbe mai che Poldy rimanesse a casa, in quanto, nel pomeriggio, attende il suo amante: l’impresario Boylan.
Troviamo una sorta di fil rouge che lega Bloom alle vicende di Odisseo, in un piccolo quadretto che Leopold dice sia appeso sopra il loro letto. La Ninfa al bagno.
Metempsicosi
Fammi vedere – disse lei. Ci ho messo un segno. C’Ú una parola che vorrei chiederti.
Inghiottì una sorsata di tÚ dalla tazza che reggeva non dalla parte del manico e dopo esseresi pulita rapidamente i polpastrelli sulla coperta cominciò a cercare nel testo con una forcina fino a quando non arrivò alla parola.
“Mette cosa?” chiese lui.
“Qui” disse lei. ” Cosa significa?”.
Lui si chinò e lesse vicino alla lucina unghia della moglie.
” Metempsicosi?”
” Che cosa si mette?”
” Metempsicosi” ripetÚ lui aggrottando le ciglia ” à greco: dal greco. Significa trasmigrazione delle anime”.
“Oh che palle !” disse lei ” Ma parla come mangi!”.
Dopo averle preparato la colazione, portato la posta e letto la lettera della figlia Milly, Leopold cerca di istruire il grezzo e ruvido intelletto della moglie, proponendoci uno dei dialoghi più divertenti del romanzo; ovviamente sotto le semplici parole, vi Ú un mondo di simboli ed allusioni che faremo finta di aver compreso ð
Leopold Bloom entrerà nella vostra vita per non uscirne più, Ú e sarà sempre un Personaggio che amerete con tutte le sue manie e piccolezze di uomo normale.
Troveremo Poldy che, uscendo dalla latrina, dove ci descrive con precisione ogni suo movimento intestinale, mentre legge il giornale, dovrà andare al Funerale del suo amico Dignam.
Ma questo succederà Venerdì prossimo.
Queste briciole di curiosità vi aiuteranno a comprendere un po’ meglio
le vicende che seguiranno, rendendo più divertente questo nostro viaggio
insieme a Joyce.
Terzo Episodio dell’Ulisse – Stephen Dedalus ed il Flusso di Coscienza
Buongiorno Readers!
Eccoci al primo vero monologo interiore, alstream of consciousness, consistente nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi.
In compagnia dei Pensieri solipsistici di Stephen Dedalus e del suo intricato Labirinto mentale, attraversiamo la Spiaggia di Sandymount, la spiaggia più larga di Dublino.
Ineluttabile modalità del visibile: almeno questo se non altro, il pensiero attraverso gli occhi. Sono qui per leggere le segnature di tutte le cose, uova di pesce e marame, la marea avanzante, quella scarpa rugginosa
incipit terzo episodio
Stephen Dedalus andando verso la città , passa dalla spiaggia e camminando medita…
Su ciò che non si può evitare, sulla forma, opposta alla sostanza.
La morte della madre, la ricerca del padre, la miseria morale e materiale dell’Irlanda, l’artista ribelle sono i temi più riconoscibili, con un sottofondo ermetico riconducibile ad una ricerca di dialogo personale con Dio.
Stile e Linguaggio
Mentre l’anarchia sintattica dei suoi pensieri mira a depistare il Lettore, gli strati di ricordi e le associazioni mentali, coscienti e subcoscienti, portano a galla tutta la poetica di Joyce.
Il crollo delle strutture narrative tradizionali porta Joyce a ricercare un linguaggio nuovo, sofisticato, come richiede la mente poliedrica di un artista come Stephen Dedalus.
Le parole devono trasmettere immagini, sensazioni, come lampi neurologici e questo si realizza attraverso frasi brevi e discontinue, cambi di scenari temporali e spaziali, un lessico colorato e multilingue.
Il monologo di Stephen Dedalus stravolge la normale percezione di lettura.
Il confine tra realtà e fantasia si annulla e crea quel sottile straniamento che incanta il lettore; non nascondo che la tecnica narrativa risulta ostica al primo impatto, poi, lasciandosi trasportare dal flusso di visioni, più o meno percepite, la corrente vi trascinerà !
Chi Ú Proteo?
Getto da me quest’ombra finita, ineluttabile umana forma, la richiamo a me. Infinita, sarebbe mia, forma della mia forma? Chi mi vede qui? Chi mai dovechessia leggerà queste parole scritte? Segni in campo bianco.
nella mente di Stephen Dedalus
Proteo Ú una divinità greca, figlio di Oceano e Teti, con il dono di saper vedere nel futuro e di poter mutare aspetto e forma in ogni momento. Questo mimetismo viene sfruttato da Proteo ogni qualvolta riceve da qualcuno la richiesta di prevedere ciò che dove ancora accadere. Proteo non accettava questo suo talento. Nel quarto libro dell’Odissea di Omero, Menelao narra a Telemaco di come egli sia riuscito con la forza, a farsi predire gli eventi futuri dal Dio Proteo.
Stephen Dedalus si interroga sulla mutevolezza della forma attraverso la Vista, ricordando la concezione Pansofistica del mistico tedesco Jakob Böhme (1575-1624) e l’empirismo aristotelico.
Dietro la figura di Proteo si mimetizza Joyce stesso; Stephen Dedalus rappresenta quella fase esistenziale che vede l’Autore nella sua giovane ribellione artistica. La sua Opera Ritratto dell’artista da giovane ci introduce la figura di Stephen, alter-ego dello stesso scrittore.
La storia Irlandese
Tra le righe del monologo interiore del nostro moderno Telemaco, si trova una riflessione importante sulla storia irlandese.
Viene ricordato Kevin Egan, pseudonimo di Joseph Casey, un ribelle irlandese espatriato e definito âanitra selvaticaâ, soprannome dato a tutti gli esuli politici irlandesi.
Guardando il Forte Pigeon House, Stephen rivive la prigionia di J. Stephens che, secondo la leggenda, riuscì ad evadere travestito da donna.
Joyce auspica l’emancipazione dell’Irlanda dal dominio inglese e riesce nell’impresa di produrre il primo Poema epico della sua Nazione.
Voi trovate oscure le mie parole. L’oscurità Ú nelle nostre anime, non vi pare?
stephen Dedalus
Vi lascio con un mio personalissimo pensiero…
Leggendo questo episodio si rischia di sentirsi mortificati dai molteplici richiami filosofici, storici, letterari, teologici…
Non lasciatevi schiacciare dalla mole di note e noticine che vi servirebbero per capire tutto! Respirate ed immergetevi nella mente di Stephen, senza se e senza ma, solo così potrete divertirvi!
Qui trovate qualche briciola per continuare il cammino …
à spargendo al vento le ceneri della madre che Martin Brenner, genetista all’apice di una brillante carriera, marito e padre felice, comincia ad interrogarsi sul suo rapporto con lei: perchÚ non prova un vero dolore, perchÚ ha sempre sentito che un velo si frapponeva fra loro? Scoprirà il motivo in una lettera che lei gli ha lasciato: quello che li divideva era un segreto….
Vi schedano in categorie bizzarre di cui non avete mai sentito parlare e che non corrispondono a ciò che siete realmente. Vi convocano. Vi internano.
Vorreste proprio sapere perchÚ.
Patrick Modiano – dora bruder
Questa Citazione che Larsson sceglie con cura per introdurre il Lettore alla sua opera, ha un significato profondo e, come il Talismano raccoglie un mondo di Credenze, così le parole prese in prestito da Modiano, racchiudono l’Universo di parole che questa Storia attraversa.
Perfetto innesto nell’intricato Bosco Letterario, in cui Larsson ci introduce.
Cosa Ú giusto dirvi e cosa no…
Martin Brenner Ú un uomo di scienza; realizzato, presente a sÚ stesso in ogni occasione, ateo e coscientemente felice.
La moglie Cristina e la figlia Sara sono il suo mondo, perno di ogni scelta e riparo da quella strisciante inquietudine che mano a mano attanaglia il nostro Protagonista.
PerchÚ Maria… Gertrud…non si era portata il suo segreto nella tomba? PerchÚ non l’aveva lasciato all’oscuro?
Larsson ci conduce tra i vicoli più bui dell’incredulità , dell’incertezza, dell’annientamento, svelandoci, attraverso le vicende di Martin, il baratro della coscienza umana.
Martin Brenner percorrerà la strada verso la consapevolezza, l’accettazione d’identità , in un continuo lavorìo psicologico e di ricerca, che lo porterà a stravolgere ogni sua certezza, mandando all’aria la sua vita.
Dopo una prima parte del libro molto fluida e scorrevole, nella seconda parte ci troviamo in bilico tra Saggio, Romanzo e Memoir.
In questa Seconda parte seguiamo tutte le ricerche che Martin svolge, per lo più in segreto, sulle testimonianze di persone che scoprono di avere un’identità diversa da quella che credevano.
I testi citati sono numerosi, gli estratti, le parole e le riflessioni degli Autori letti si intersecano e attraversano i pensieri di Martin, in un continuo rapporto osmotico, tale da confondere , a volte, il Lettore.
Non Ú mai sbagliato discutere, anche con chi la pensa diversamente, perfino con i propri nemici. Da solo l’uomo non Ú niente, a stento lo si può dire umano. Ce lo insegna Martin Buber, non perchÚ sia ebreo, ma perchÚ Ú uno dei pochi pensatori che ha capito che nessun uomom può essere un’isola[…]
Intavolare un dialogo però Ú più rischioso che restare in disparte, perchÚ rivelando la propria identità ci si apre all’avversario, che a sua volta può capire come ragioniamo, cosa sogniamo, di che cosa abbiamo paura, che valori difendiamo. Ma Ú rischioso anche perchÚ ci si apre al cambiamento: si mettono alla prova le proprie convinzionie le proprie veritÃ
Questa Storia narra di un uomo che difende la propria Libertà .
Libertà di amare, di credere o non credere in Dio, di vivere secondo i propri canoni, non quelli imposti da altri; Libertà di non essere etichettato, di ragionare senza schemi prefissati, di NON ESSERE ODIATO!!
Definire gli uomini sulla base della genetica e della discendenza Ú e resta una forma di razzismo…
Leggere queste Pagine provoca rabbia, commozione, sgomento; ci scuote e percuote pensieri assopiti, relegati in un cassetto della memoria, lontano ….
Non vi dirò nulla della Terza Parte del Libro…
PerchÚ Ú giusto che proseguiate il viaggio con Martin Brenner in autonomia, lasciandovi stupire dallapiega che questa potente Lettura prenderà ð
ð ð ð ð Consiglio a tutti questa lettura molto coinvolgente e commovente; per arricchirvi, per vestire panni scomodi, per pensare e per non dimenticare…
I nostri personaggi si vivono, si intrecciano, si studiano, mentre la loro giornata trascorre in previsione del Ritorno.
Il Ritorno Ú il Leitmotiv di tutta l’opera. Ritorno dal passato, che anima i pensieri dei nostri personaggi; ritorno al presente, a sÚ stessi, alla contingenza; ritorno a Casa, luogo pregno di tutti gli intrecci che i protagonisti, assieme alla moltitudine di posti, persone, discorsi, pensieri che hanno animato la giornata, sono diretti.
Dublino, statica e decadente funge da teatro e qui i nostri eroi moderni incastrano pensieri passati con presente e futuro, in un dialogo continuo con la Storia, la Religione e la Filosofia. Leopold Bloom Ú il nostro Odisseo che con incertezza e gentilezza mostra la fragilità dell’epoca moderna.
Struttura dell’Opera
La struttura di questa Opera la suggerisce Joyce inviando a Carlo Linati uno schema che fungesse da chiave interpretativa alla ” enorme mole e alla più che enorme complessità del suo romanzo mostruoso”.
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3 PROTAGONISTI â¡ïžLeopold ~ Stephen~~Molly
3 SEZIONI â¡ïž I ~ II ~ III
SEZIONE I â¡ïž 3 EPISODI ~ Protagonista Stephen .
Telemaco ~ Nestore ~ Proteo
SEZIONE II â¡ïž 12 EPISODI ~ Protagonista Leopold Bloom .
Calipso, Lotofagi, Ade, Eolo, Lestrigoni, Scilla e Cariddi, Rocce erranti, Sirene, Ciclopi, Nausicaa, Armenti del sole, Circe.
SEZIONE III â¡ïž 3 EPISODI Protagonista Molly.
Eumeo, Itaca, Penelope.
Da notare l’ossessione di Joyce per il numero TRE e per tutti i significati esoterici dei numeri che si susseguono nella mente matematica e massone di Leopold Bloom. Ogni numero ha un proprio significato ed il significato cabalistico ci dona un’ulteriore prospettiva, nella visione già enigmatica di questo Capolavoro.
Tre Persone comuni alle prese con le vicende quotidiane, prototipi dell’Umanità alla ricerca del senso della vita e della morte, in un fiume di pensieri ed emozioni; la perfetta rappresentazione teatrale dell’Uomo.
2º EPISODIO della prima sezione.
H 9/10 del mattino.
Protagonista Stephen Dedalus e Mr. Deasy, Preside della scuola, scozzese, nazionalista, filobritannico e antisemita.
Scuola di Dalkey Avenue _ Località sul mare, presso Summerfield.
Stephen insegna Storia, che per lui rappresenta un incubo dal quale vorrebbe svegliarsi.
Mentre in classe le vicende si susseguono, noi lettori abbiamo la possibilità di guardare tutto dal punto di vista delle associazioni mentali di Stephen; il flusso di coscienza, il percorso mentale che segue il nostro protagonista al di là delle contingenze.
” – Pirro, professore? Pireo, un molo. Tutti risero. Alta inamena malevola risata. Armstrong volse lo sguardo ai compagni, profilo di una stolida gaiezza. Tra un momento rideranno più forte, consci della mia scarsa autorità e delle rette che i loro babbi pagano”.
Stephen dedalus in classe
Troviamo poi Stephen che riscuote il suo stipendio nello studio di Mr Deasy.
ðš Il preside chiederà a Stephen un favore che sarà causa di futuri accadimenti:
“– A proposito, disse Mr Deasy. Lei può farmi un favore, Mr Dedalus, con qualcuno dei suoi amici letterati. Ho qui una lettera per la stampa…..[…]”
Questa lettera, che parla dell’afta epizootica del bestiame, s’intreccia con la corsa di cavalli e con il giornale dove lavora Leopold Bloom come pubblicista.
L’antisemitismo delle comparse dell’Ulisse
ð Il dialogo che segue Ú sicuramente quello che stupisce per intolleranza e parzialitÃ
– Mi stia bene a sentire Mr Dedalus, disse. L’Inghilterra Ú nelle mani degli ebrei. In tutte le posizioni più in vista: la finanza, la stampa. Ed essi sono il sintomo della decadenza di una nazione. Ovunque si radunino divorano la forza vitale della nazione. L’ho visto venire in questi anni. Come Ú vero che noi stiamo qua i mercanti ebrei sono già intenti alla loro opera di distruzione. La vecchia Inghilterra sta morendo”.
Mr Deasy
In queste parole, nel secondo episodio, c’Ú tutta la marea bigotta e antisemita che investirà Leopold Bloom. Per tutta la giornata il nostro protagonista si troverà ad affrontare allusioni, più o meno palesi, sulle sue origini ebraiche intente a mortificare la dignità di Bloom…..come ne uscirà ??
Una risposta stupenda e tra le più rimarchevoli di Stephen Dedalus chiuderà la bocca all’antisemitismo borghese di Mr Deasy:
” – Un mercante, disse Stephen, Ú uno che compra a poco e rivende a molto, ebreo o gentile che sia, no?”.
Storia Religione Filosofia
Tra queste pagine del Secondo Episodio troviamo la frase più citata di Joyce, pronunciata da Stephen Dedalus mentre dialogava con il Preside della scuola, prototipo del bigotto filisteo razzista:
– Le vie del creatore non sono le nostre vie, disse Mr Deasy. Tutta la storia si muove verso un’unica grande meta, la manifestazione di Dio. Stephen accennò col pollice alla finestra dicendo : -â quello Ú Dio. Urrà ! Ahi! Fiuuuu! â Che cosa? Chiese Mr Deasy. â Un urlo per la strada, rispose Stephen, alzando le spalle”.
stephen e mr deasy nel secondo episodio della primasezione dell’ulisse
Queste briciole di curiosità vi aiuteranno a comprendere un po’ meglio le vicende che seguiranno, rendendo più divertente questo nostro viaggio insieme a Joyce.
Per chi vuole ripercorrere il primo episodio lo trova Qui
#divertirsi con Joyce si può
Vi aspetto Venerdì prossimo per continuare il cammino
la verità Ú uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi: ogni pezzo restituisce, a chi lo tiene, una parte della veritÃ
mistico iraniano- Rumì
Con Nafisi ci siamo trovati a respirare l’aria secca e calda di Teheran, ci siamo messe a forza un velo, per nascondere i pensieri e abbiamo urlato di rabbia e pianto d’impotenza.
Ma facciamo un passo indietro e guardiamoci intorno…
Teheran Ú la Capitale dell’Iran, un Paese grande cinque volte e mezza l’Italia. Al centro di tante vie carovaniere: la via della seta, la via delle spezie, la via delle pietre preziose. Vie solcate da mercanti, intellettuali, artisti, uomini di fede.
Tremila anni di storia hanno raffinato l’anima del popolo.
L’Iran Ú un Paese complesso, profondamente orientale, un Paese senza tempo il cui nome richiama giardini rigogliosi e solitudini desertiche, ma al tempo stesso molto più Occidentale degli Stati a lui vicini.
Ai tempi dello Scià Reza Phlavi, “monarca illuminato“, come aveva l’abitudine di presentarsi, le donne ottennero il diritto di voto, la possibilità di camminare per la strada senza velo, il diritto al divorzio…ma ogni totalitarismo ha un rovescio della medaglia…
E l’Iran nel 1979 cede il posto ad un altro tipo di totalitarismo, quello che si veste di ideologia religiosa e porta in dono un Dogma, dietro al quale trovare rifugio.
Tra le pieghe di questa Rivoluzione, troviamo loro, le Donne dell’Iran, sguardi sfuggenti nella polvere del deserto, anime forti che pretendono la luce.
Per la legge della Repubblica islamica dell’Iran, valgono la metà di un uomo.
Farian Sabahi, editorialista per il Corriere della sera, racconta l’Islam tra le pagine culturali del Sole24Ore e scrive un racconto, “Noi donne di Teheran”, molto femminile, per un Paese troppo maschile.
Farian ci parla del coraggio, dell’orgoglio, delle conquiste delle donne di Teheran e con naturale immediatezza ed ironia, ci svela il significato di ogni loro gesto.
Donne abituate a studiare (già nel 1937 erano ammesse all’università ), a protestare e lottare per la loro dignità e libertà .
I problemi di tutti i giorni vanno aggirati; i bambini maschi non si possono portare in piscina, il velo deve essere indossato, lo sci si pratica solo se accompagnate da un famigliare, la mano non può stringere quella di un uomo se non Ú il marito, ma non importa…la pazienza darà i suoi frutti.
A questo si sono dovute abituare le figlie, le mamme, le nonne che con lo Scià potevano uscire senza velo e mettere i pantaloncini e le minigonne!
Lo spirito combattivo e tenace soffia prepotente tra i veli delle iraniane. Robabeh Marashi Ú una delle prime insegnanti, nel 1891 insegna alle bambine, nella sua abitazione…. vi ricorda qualcuno?
Nafisi ed un futuro che si allontana
Questo Ú il mondo in cui si muove Nafisi, questa la città dove ha protestato assieme a migliaia di giovani universitari, per queste strade camminano le ragazze del corso ribelle di Azar, qui ed ora ci troviamo noi lettrici coinvolte ed appassionate, del gruppo #ateheranconnafisi
In questo secondo Capitolo di Leggere Lolita a Teheran, l’Autrice ci catapulta, facendoci trattenere il respiro, negli anni Settanta, quando tutto il mondo da lei conosciuto, decise di sgretolarsi fra le dita.
Ci aspettavamo il salotto delle libertà e dei colori, invece ci troviamo in quegli anni ..in cui ci sentivamo tutti rivoluzionari – studenti iraniani, come quelli americani ed europei.
Negli Stati Uniti i nostri «Morte a questo» o «Morte a quello» erano simbolici, quasi astratti, e li ripetevamo con tanta più virulenza quanto più sapevamo che tali sarebbero rimasti. Nella Teheran del 1979, invece, quegli stessi slogan si trasformavano in realtà con macabra, spietata precisione.
azar nafisi
La Rivoluzione Islamica ha cominciato a demolire le fondamenta di un popolo antico e sapiente, ma assolutamente impreparato alla cecità di un Regime totalitario religioso.
Accenni di una Storia mai conclusa da un Articolo di Internazionale del 13 Febbraio 2019
Nei mesi successivi alla rivoluzione, Khomeini e i suoi sostenitori più agguerriti, soprannominati âbarbutiâ, presero decisioni che spinsero il paese su una strada terribile. Oggi lâIran Ú meno religioso di quanto i mullah vorrebbero, meno prospero di quanto dovrebbe e meno collegato al mondo della maggior parte dei paesi.
La popolazione ha perso da tempo il suo zelo rivoluzionario. Si calcola che più di 150mila iraniani istruiti lascino il paese ogni anno, una delle fughe di cervelli più consistente di tutto il mondo. I giovani iraniani frequentano le moschee meno assiduamente di quanto facessero i loro genitori. âLe persone ridono delle assurdità che gli dicono i mullahâ, spiega Darioush Bayandor, un ex diplomatico iraniano.
Eppure il regime si comporta come se la rivoluzione ci fosse stata ieri. Lâapparato giudiziario ha di recente proibito le passeggiate in pubblico con i propri cani (lâislam considera i cani impuri). Questo mese Khamenei si Ú scagliato contro le donne che non indossano il loro hijab. âQuesto sintetizza lâessenza del governo islamico in Iran: dei religiosi settantenni dogmatici che impongono la loro visione obsoleta delle cose a una società giovane e diversificataâ, scrive Karim Sadjadpour.https://www.internazionale.it/notizie/2019/02/13/iran-quarant-anni-rivoluzione
Unica arma di difesa Ú la Saggezza, derivata dall’Arte in tutte le sue forme. La Letteratura della Professoressa Nafisi Ú tagliente come una spada e lei combatterà fino all’ultima pagina.
Solo attraverso la Letteratura ci si può mettere nei panni di qualcun altro, comprenderlo negli aspetti più reconditi e contraddittorii del suo carattere ed evitare così di emettere condanne troppo severe.Al di fuori della sfera letteraria, di ogni persona si riesce a cogliere soltanto la superficie. Ma se si arriva a capire davvero qualcuno, a conoscerlo, non Ú facile mandarlo al patibolo…Se avessimo imparato questa lezione, oggi le cose da noi andrebbero molto meglio
leggere Lolita a teheran
Contro la Censura strisciante e minacciosa, che chiude le librerie ed incendia le sale cinematografiche, Nafisi, donna istruita e occidentalizzata, difende la libertà di pensiero mettendo il libro di F.S.Fitzgerald “Il Grande Gatsby”, sul banco degli imputati.
L’Accusa
Gatsby incarna il materialismo estremo, mette a nudo l’immoralità e la decadenza della società americana! Sfasciafamiglie! Peccatore menzognero e traditore. Al Bando!
La Difesa
…La libertà di stile dell’autore Ú quasi garanzia della sua purezza morale. … Può dirsi morale tuttavia, quando ci scuote dal nostro torpore e ci costringe ad affrontare i valori assoluti in cui diciamo di credere…Gatsby ha colpito nel segno.
Questo, libro condanna le classi più abbienti, come uno qualsiasi dei libri rivoluzionari. Il Sogno che incarnano Ú un sogno svilito, che distrugge chiunque tenti di avvicinarsi.
L’Imputato
Il Grande Gatsby Ú uno splendido romanzo che ci insegna ad inseguire i nostri sogni, ma anche a diffidarne, Ú Democratico, nel senso che riesce a dare voce a tutti i personaggi ed a mostrarci la complessità degli individui. à un Sognatore tragico che crede in un’llusione romantica.
Le nostre impressioni….tra rabbia ed impotenza
Io ripenso a me stessa allâuniversità e alla gioia infinita che ho provato nello studiare. Questa gioia Fede la trasmette con parole piene d’emozione.
Quel che più mi turba Ú come tutte le religioni siano usate come strumento che dà diritto a far tutto ciò che si vuole. Se Ú in nome di Dio allora Ú sicuramente giusto. Purtroppo lo sconcerto di Alessia si può constatare aprendo i giornali…
… Sono continue stilettate al cuore. Lei amava Teheran, non vedeva l’ora di tornarci, invece il suo sogno (di rivivere il passato) si sgretola come quello di Gatsby. Ma al tempo stesso l’amore profondo per la Letteratura ci porta oltre tutto questo schifo e ci dona poesia, e ancora una volta, ritrasmette l’amore. Adoro Azar. Valentina
L’idea di combattere per un ideale e realizzare tardi che quel ideale si Ú trasformato in un incubo mi ha fatto riflettere parecchio anche alla luce di tanti fatti odierni. Mi sconvolge il pensiero che le migliori intenzioni possano poi trasformarsi così. “Che dobbiamo farne di tutti i cadaveri di cui siamo responsabili? ” Straziante la considerazione finale di Azir. La chiosa finale di Monica, commovente e significativa.
Difficile, sconvolgente e travolgente… quello che abbiamo letto non Ú solo un Capitolo su un libro stampato, non sono voli pindarici su fogli di carta, ma Ú un Cammino che noi Lettrici, assieme a Nafisi, stiamo affrontando; per capovolgere le nostre certezze ed imparare dai Sogni disattesi.
Il viaggio continua con Nafisi, Henry James ed il gruppo #ateheranconnafisi
«ogni volta che ti senti di criticare qualcuno»mi disse,«ricorda solo che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu»
il grande gatsby- Francis scott fitzgeral
Non giudicatemi, non fermatevi a guardare le luci sfavillanti delle mie feste, ascoltate la musica che suona sotto le note del Sax, ubriacatevi di risate ed illusioni, ma poi tornate sobri e osservate con me la luce verde, mia unica ragione di vita…..
La storia di Jay Gatsby, personaggio dal fascino malinconico, incarnazione del Sogno americano Ú stata al centro della lettura condivisa, questa settimana, con le lettrici di #ateheranconnafisi.
F.S.Fitzgerald – (1896-1940) – proviene da una famiglia poco agiata, padre povero gentiluomo del sud, madre irlandese e cattolica. Il seme di rivalsa sociale ed economica trova qui le sue basi e le sue ragioni emotive.
P Il Grande Gatsby Ú la sua opera matura, capace di rappresentare emozioni e motivazioni delle classi più agiate degli anni Venti e di portare alla luce l’implicita distruttività .
Correlazioni
Il nostro F.S.Fitzgerald si arruola nell’esercito, come Gatsby, e sposa la sua “ragazza dorata“, Zelda, solo nel momento in cui raggiunge fama e ricchezza.
Zelda Ú la musa ispiratrice, prototipo di tutte le ragazze che vivevano nel palazzo bianco, che profumavano di orchidee e champagne, le cui voci tintinnavano di monete, figlie del re…come Daisy, evanescente oggetto dei desideri più romantici di Gatsby.
Daisy Ú la ragione per cui Gatsby, divenuto ricco grazie al contrabbando, ha deciso di vivere nel West Egg, lingua di terra a pochi chilometri dalla sfavillante New York, esattamente di fronte a East Egg, dove una piccola luce verde illumina il molo, approdo di quella compassata nobiltà di campagna, tanto snob, quanto vile.
La grande capacità di F.S.Fitzgerald Ú l’impronta evocativa che riveste ogni particolare della narrazione, ogni oggetto si veste di un significato simbolico…. e quella piccola luce, verde come i soldi e i sogni sbagliati, come dice Vittoria, Ú Poesia in un mondo di corrotti.
Gatsby credeva nella luce verde, l’orgasmico futuro che anno dopo anno recede davanti a noi. Ci Ú sfuggito allora, ma non importa: domani correremo più veloce, allungheremo di più le nostre braccia… E un bel mattino…
il grande gatsby- Francis S. Fitzgerald
Impressioni…
Valentina: “Io ho amato la metafora sulla luce verde del sogno americano ð mi ha rivelato quello che era il vero messaggio del libro e mi ha sconvolta e al tempo stesso conquistata. Lo trovo romantico anche se parla di disillusione”
Il sogno si Ú rivelato vuoto, chiuso in un passato che non ha saputo confrontarsi con la realtà , per Monica, il sogno americano, incarnato dalla luce verde, si Ú sgretolato e ridotto in polvere….
Per Alessiala speranza non ci deve mai abbandonare, ma Gatsby si Ú reso conto che il colossale significato di quella luce verde era svanito per sempre
Daisy vive nel suo castello dorato insieme al marito Tom, che Fede , come la maggioranza del GdL, detesta; adultero, vile ed arrogante rappresenta la bassezza di quegli anni, dove tutto era un passo al di là della ragione e la vita aveva lo scintillio di un’illusoria festa eterna.
” Erano persone sconsiderate, Tom e Daisy: fracassavano cose ed esseri umani e poi si ritraevano nel loro denaro o nella vastità della loro sconsideratezza, o qualunque cosa fosse a tenerli insieme, e lasciavano che fossero altria ripulire il sudiciume che avevano fatto…
Rita, il nostro segugio letterario: “ciò che mi ha colpito di più Ú la pochezza di valori che ne risulta. Mi sembra che ciò che abbia sempre contato siano i soldi e il potere”. La disillusione Ú palpabile...Gatsby Ú fermo nel passato, Jordan delude e Nick scrolla le spalle.
Io ho amato Gatsby, la sua illusione, la sua solitudine assordante e il suo atto estremo di generosità , espiazione per un sogno mal riposto….
Come James e Conrad, Francis S. Fitzgerald affida la narrazione ad uno spettatore, Nick, che evoca il magico e drammatico percorso del mito americano. Testimone empatico, ci racconta l’umanità e la visione romantica di Gatsby che :
deve aver avuto la sensazione di aver perduto il calore del mondo di una volta, di aver pagato un prezzo alto per aver vissuto tanto a lungo con un unico sogno.
il grande gatsby
Con l’illusione di avervi trasmesso uno sprazzo d’incanto e di aver colorato in modo soddisfacente le voci delle mie amiche lettrici, vi aspetto la prossima settimana, con tutte le riflessioni e le illuminazioni che ci darà Azar Nafisi, nel capitolo dedicato proprio a Gatsby.
Nell’autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura.
Azar Nafisi
Entriamo in punta di piedi nel salottino di Azar e sediamoci anche noi sul divano, dove prendono posto le nostre amiche lettrici, vestiamoci di colori e libertà , per assaporare le Pagine che verranno…
Il caso vuole, che per la nostra prima discussione, il gruppo #ateheranconnafisi sia composto proprio di 8 Lettrici!
Come incantate rimaniamo a guardare queste ragazze, che giorno dopo giorno cominciano a prendere confidenza con la propria identità e ad assaporare timidamente quella piccola oasi di felicità .
La prima immagine che abbiamo di loro e che rimane impressa a tutto il gruppo, Ú vedere che sotto il Chador hanno un mondo di colori!
” La Repubblica islamica ha involgarito i miei gusti in fatto di colori… Ho solo voglia di colori sfacciati, come il fucsia ed il rosso pomodoro. Sono troppo affamata di colori per vederli come un’espressione poetica, da scegliere con cura” queste sono le parole di Manna, la poetessa.
Questo tratto cosi saliente delle donne iraniane, ha fatto riflettere ognuna di noi, in particolar modo ci siamo stupite di aver notato che molte donne islamiche che incontriamo per le nostre strade, vestono con tinte particolarmente forti, per i nostri gusti occidentali, molto più annacquati!
Leggere insieme significa anche condividere le nostre esperienze ed arricchirci cercando di comprendere gli altri.
Assieme a Nafisi e le sue allieve leggeremo i testi che verranno presi in esame durante le sue lezioni.
Il nostro Programma segue queste tappe:
il 6 Maggio nella nostra prima riunione virtuale abbiamo letto e discusso il 1° capitolo di “Leggere Lolita a Teheran”. Tutte noi avevamo letto di recente “Lolita” di Vladimir Nabokov e le nostre opinioni sul testo si sono ampiamente arricchite grazie alla lezione di Nafisi.
il prossimo 13 Maggio leggeremo parte del Grande Gatsby di Fitzgerald condividendo le varie impressioni.
il 20 Maggio finiremo la lettura del Grande Gatsby e tireremo le somme di questo testo.
il 27 Maggio leggeremo e discuteremo poi il 2° Capitolo -Gatsby- di “Leggere Lolita a Teheran”
il 3 Giugno inizieremo a leggere ” Daisy Miller ” di Henry James
il 10 Giugno finiremo e discuteremo ” Daisy Miller ” di James
il 17 Giugno ci aspetta il 3°Capitolo – James – di “Leggere Lolita a Teheran” con le varie considerazioni di Nafisi.
il 24 Giugno finiremo il libro di Nafisi con la lettura dell’ultimo Capitolo – Austen – e so già che ci lascerà con un grande vuoto…che colmeremo con nuove proposte di lettura..;)
Il tema del Seminario di Azar era il rapporto tra realtà e finzione letteraria.
Inizia la Lezione… e ci troviamo a Nabokovlandia.
Le opere che Azar prende in considerazione hanno una caratteristica in comune: sono tutte storie di oppressi, perseguitati, vittime di Persecutori in grado di annientare la loro identità .
Cincinnatus C. Ú un condannato a morte, colpevole di «turpitudine gnostica», in Invito a una decapitazione .
Nabokov ci rende spettatori di una tortura annichilente e continuativa, che costringe il Protagonista a ricreare un mondo parallelo, fatto di parole magiche, che aiutano il nostro eroe involontario, a non conformarsi con le regole del Regime totalitario.
Ma la vera eroina che incarna la denuncia dell’essenza stessa di ogni totalitarismo Ú Lolita.
La potenza verbale, la forza narrativa, la scintillante alterigia di Humbert Humbert, Ú un inno alla rivolta, all’affermazione della vita contro la sua stessa precarietà !
La perfezione e la bellezza del linguaggio si ribella alla mediocrità e alla squallore di ciò che descrivono.
Azar Nafisi
Torniamo per un istante nel salottino letterario di casa Nafisi, dove sette ragazze iraniane leggono Lolita, libro proibito dal Regime.
La Rivoluzione islamica del 1979 ha sconvolto gli assetti monarchici, dall’impronta occidentale, che aveva il Paese, per instaurare un Regime, poco incline alle concessioni, ispirato dalla legge coranica.
In questa atmosfera repressiva, dominata dal silenzio della paura, dove le donne, obbligate ad indossare il Chador e a camminare per le strade a testa bassa, dove la musica, i film, i libri passano sotto il vaglio di un cieco censore; le nostre studentesse seguono le vicende di Lolita e Cincinnatus, trasposizioni letterari delle loro angosce.
La letteratura diventa per loro una necessità , unica via per assaporare quella felicità a loro negata. Quella felicità che altro non Ú che Disperazione capovolta, come la definisce Pietro Citati.
La letteratura trova la sua gioia chissa dove, in zone cosi profonde e segrete, che la realtà non riesce a penetrare.
Pietro Citati in la felicità di nabokov
La lezione su Nabokov di Nafisi Ú commovente e coinvolgente, inframmezzata dai ricordi spezzati delle ragazze, dalla stima strabordante che Azar ha nei confronti di Nabokov, dal parallelismo naturale che viene a galla, nei silenzi e nei gesti, tra vittime vere e vittime di fantasia.
Il nostro gruppo si Ú ritrovato coeso nello strazio che le parole di queste ragazze hanno suscitato in noi, increduliti di fronte a tali comportamenti oppressivi, in grado di annullare l’individualità in nome di una cieca ideologia.
Valentina che ha finito il capitolo su Lolita in una sorta di gioiosa malinconia: «Personalmente, mentre leggevo, mi sembrava di leggere un distopico in stile 1984, ma al tempo stesso la consapevolezza che quanto descritto fosse reale, mi ha fatto esclamare ad alta voce quanto tutto questo fosse assurdo ed ingiusto».
La discussione del gruppo ha toccato vari temi portati alla luce da Nafisi, che ci affascinato e coinvolto. Professoressa illuminata ed appassionata, ci ha fatto apprezzare ancora di piu la lettura dei testi di Nabokov e ci ha portato a riflettere sull’equilibrio precario tra realtà e fantasia.
“Azar riesce a dar voce ad alcuni miei pensieri, che non riuscivo a formulare” dice Monica, ” Il lavoro critico che fa Ú interessantissimo… vorrei una Professoressa cosi!”
” Vivere in un regime totalitarista non deve essere semplice. Le continue contraddizioni di una repressione culturale devono essere talmente ingiuste da creare proprio quegli incubi che ha Azar” afferma Rita
La risposta ad Azar Nafisi, sullo stretto rapporto tra Quotidiano ed Immaginazione, la sintetizza la risposta di Vitto!” …nell’arte non cerchiamo la verità , ma epifanie della verità , ovvero quelle finzioni letterarie che mettono in moto qualcosa in noi che ci sembra famigliare”.
Fede ci ricorda con passione da lettrice ” …ogni lettore quando legge legge se stesso, questo Ú uno degli aspetti meravigliosi dei libri, riescono ad adattarsi a tutti, indipendentemente dalla razza, dall’età o dal paese di provenienza…”
Infine tutte concordi con Gilda: ” …il livello di coinvolgimento provato in questa parte di Nafisi non lo provavo da un po’”
Sperando di aver dato il giusto Colore alle voci di tutte le Lettrici coinvolte, aspetto con gioia il prossimo appuntamento!