❝ 𝙿𝚎𝚛 𝚌𝚑𝚒 è 𝚌𝚑𝚒𝚞𝚜𝚘 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚙𝚊𝚗𝚊 𝚍𝚒 𝚟𝚎𝚝𝚛𝚘, 𝚟𝚞𝚘𝚝𝚘 𝚎 𝚋𝚕𝚘𝚌𝚌𝚊𝚝𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚞𝚗 𝚋𝚊𝚖𝚋𝚒𝚗𝚘 𝚗𝚊𝚝𝚘 𝚖𝚘𝚛𝚝𝚘, 𝚒𝚕 𝚋𝚛𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚜𝚘𝚐𝚗𝚘 è 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚗𝚍𝚘 ❞
La CAMPANA di vetro di Sylvia Plath
Tag: libri classici
Settimo Episodio dell’Ulisse di Joyce : Eolo
Buon giorno Readers !!
La settimana scorsa abbiamo lasciato Leopold Bloom, mesto e pensieroso, al funerale dell’amico Paddy Dignam.
Ci siamo ormai abituati al ritmo dei pensieri di Bloom, agli incastri narrativi che fraseggiano le varie vicende, colorandole di mille sfumature e densità.
Ora il registro cambia.
Stiamo leggendo l’Ulisse e sappiamo tutti quanto si è divertito Joyce a disseminare trappole ed indovinelli.
Siamo consapevoli che l’Ulisse sia poco Reader Friendly, tanto che la maggioranza ha solo millantato la lettura di questo Capolavoro Post- modernista.
Per cui siamo pronti a ribaltare le regole lineari e fluide della nostra percezione letteraria, per dare libero accesso ad un nuovo universo di parole; anarchiche, invadenti.
Il Giornale
Dalle H 12 alle H 13
Redazioni del Freeman’s Journal ( la testata per la quale Mr. Bloom lavora ) e Evening Telegraph, vicino alla colonna di Nelson, nel centro della città subito a nord del Liffey
Personaggi: Bloom, Stephen, Ned Lambert, J.J.O’Molloy, Simon Dedalus, il direttore Myles Crawford e il giornalista Lenehan.
L’intero episodio è scandito da divertenti titoli che parodiano quelli dei giornali.
La trama è ritmata dalla successione di sessantatré brevi articoli di giornale introdotti da altrettanti titoli, ai quali si intreccia una fittissima rete di dialoghi.
L’ars rethorica, con espliciti richiami all’oratoria civile e politica, viene percorsa in tutte le sue declinazioni possibili.
Joyce dà fondo al dizionario della lingua inglese, per non accontentarsi mai e creare lemmi dal suono gutturale, echi di un sottobosco sociale.
È CON PROFONDO RAMMARICO CHE ANNUNCIAMO LA SCOMPARSA DI UN EMINENTE CITTADINO DUBLINESE
C’è anche Hynes: resoconto del funerale probabilmente. Tonfi, cupi tonfi. Stamattina i resti mortali del defunto Patrick Dignam. Macchine. Ti riducono in briciole un uomo se lo afferrano. Oggi governano il mondo. Anche i suoi macchinari lavorano a tutta forza. E quel vecchio sorcio grigio che spingeva per entrare.
Bloom si reca al giornale per piazzare un annuncio di Alexander Keyes, per cui ha in mente di realizzare un disegno con due chiavi incrociate.
Nello stesso momento anche Stephen Dedalus deve mantenere la promessa fatta al Preside Mr Deasy e fargli pubblicare la lettera sull’afta epizootica.
Ma i due si incrociano ancora una volta, senza parlarsi.
Battiti e dibattiti
I vari personaggi danno vita, in questo settimo episodio dell’Ulisse, ad un ironico e scanzonato dibattito su personaggi e fatti molto nazional-popolari. Very Very Irish.
Senza dimenticarsi di fare qualche escursione filosofica in altri lidi…
[…] Pensiamo a Roma, imperiale, imperiosa,imperativa.
Tese le braccia elocutorie fuor dai polsini macchiatie sfilacciati, con una pausa:
– Cos’era la sua civiltà? Vasta, lo concedo: ma volgare. Cloacae: fogne.
I Giudei nel deserto ed in cima alle montagne dissero: Qui star conviene. Eleviamo un altare a Gehova. Il romano, come l’inglese che ne segue le orme, portò a ogni nuovo lido su cui mise piede( sul nostro lido non ce lo mise mai ) solo la sua ossessione cloacale.Si guardò intorno avvolto nella sua toga e disse : Qui star conviene. Costruiamo un Watercloset.
Questo settimo episodio, intitolato ad Eolo, cita filosofi e personaggi storici, letterati e sensitive, accostando sacro e profano con la leggerezza della provocazione, sfrastornando ed incantando il lettore.
Eolo: breeze, breath of fresh air, storm, hurricane, puff… il vento, in tutte le sue possibile forme, diventa protagonista del capitolo, spazzando e disarticolando il canovaccio retorico. E’ il vento a far sbattere le porte, a creare correnti d’aria improvvise, a portare con sé rumori casuali: urla di strilloni, fruscio di veline, frastuono delle rotative in funzione…
Il Dio del Vento è impersonato dal direttore del giornale, regista e maestro nel dare vento ad ogni notizia.
Una piccola briciola di mistero…
Sembrano molto esplicite queste parole e non sono pochi che le considerano autoreferenziali.
Altre briciole sono state disseminate ed il cammino diventa sempre più intrigante…
Vi aspetto la prossima settimana con un succulento pranzo in compagnia di Leopold Bloom
#divertirsiconjoyce si può !!
Leopold Bloom e l’Oblio – 5° Episodio – Lotofagi
Buongiorno Readers !
Il viaggio con il nostro Ulisse continua con l’episodio dedicato ai Lotofagi, che vede Leopold Bloom passeggiare per le strade della città di Dublino, perso nei suoi pensieri.
H 10 del mattino
Per le strade a sud di Liffey, passando per il negozio Oriental Tea Company, l’ufficio postale e la farmacia Sweny di Piazza Lincoln
Protagonisti: Leopold Bloom, M’Coy un conoscente la cui moglie canta, come Molly e Bantam Lyons che scommetterà sul cavallo inconsapevolmente suggerito da Bloom
Lo stile narrativo di questo episodio segue il flusso di pensieri di Bloom, che mescola immagini reali e sensazioni, ponendole sullo stesso piano.
Lotofagi: chi sono?
I Lotofagi ( letteralmente mangiatori di loto ) sono un popolo mitologico presente nell’Odissea.
Questo popolo accolse Odisseo ed i suoi compagni dando loro da mangiare il frutto del loto, che aveva la proprietà di far perdere la memoria e di trascinarli nell’oblio.
L’oblio, la pigra sensualità, la perdita della rude consapevolezza, sono i temi dominanti di questo episodio, che intravediamo tra le pieghe delle parole.
Il fascino dell’Oriente
L’Estremo Oriente. Bel posticino deve essere: giardino del mondo, grandi foglie pigre da galleggiarci sopra, cactus, prati fioriti, liane serpentine le chiamano. Chi sa se è proprio così. Quei singalesi che oziano al sole, in dolce far niente. Non alzano un dito tutto il giorno. Dormono sei mesi su dodici. Troppo caldo per arrabbiarsi. Influsso del clima. Letargo. Fiori dell’ozio.
Leopold Bloom
Questo piccolo estratto ci porta nei meandri della mente di Bloom, ponendo lo sguardo sulla sottile sensualità che sarà presente per tutto il tempo narrativo.
L’attenzione del nostro protagonista riesce a catturare piccoli momenti di dolcezza erotica. Basta il profumo di una miscela di Thè orientale, una calza intravista, il tocco di una lettera tanto attesa e la fantasia trova uno spazio tutto suo.
Guarda! Guarda! Barbaglio di seta ricche calze bianche. Guarda!
Un pesante tranvai scampanellando si frappose.
Perduta.
Leopold Bloom 5° episodio
📨 La lettera di Martha
Leopold Bloom si reca nell’ufficio postale e ritira la lettera intestata a Henry Flower.
Scopriamo così che il nostro Leopold ( Bloom = Flower ) intrattiene una corrispondenza segreta con una certa signorina Martha, donna dai pensieri semplici e dalla penna sgrammaticata.
Divertente sarà l’approccio goffo ed impacciato che Leopold Bloom avrà nel leggere la lettera, ulteriore esempio di sentimenti repressi ed avviliti.
Durante le varie commissioni, Bloom incontra M’Coy, personaggio che incontreremo anche più in là nella narrazione e con cui parlerà della moglie Molly e della tournée che le è stata proposta e del funerale di Dignam che si terrà alle H.11.
Il piano temporale, nella lettura dell’Ulisse di Joyce, è spesso subordinato ai ricordi di un passato vivido e penetrante.
Il presente, con il suo pigro incedere, si mescola con un passato ricco di perdite importanti per i protagonisti.
La malattia fatale della madre di Stephen, il suicidio del padre di Bloom e la morte del figlioletto Rudy, si intrecciano con il funerale dell’amico Dignam, creando un dialogo osmotico tra vivi e morti.
Leopold Bloom in chiesa
Mentre scorrono piccoli frame intellettivi, i passi di Leopold Bloom ci portano nella Chiesa di Ognissanti ed il flusso di coscienza, acutamente sarcastico, ci dona la visione religiosa di Bloom.
Il prete passava davanti a loro, mormorando, tenendo il coso in mano. Si fermava davanti a ognuna, tirava fuori un’ostia, ne scuoteva una goccia o due ( le tengono nell’acqua? ) e gliela metteva per benino in bocca. Cappello e testa sprofondavano. Poi la successiva: una vecchietta.Il prete si curvò per mettergliela in bocca, seguitando a borbottare. Latino. La successiva. Chiudi gli occhi e apri la bocca. Cosa? Corpus. Corpo. Cadavere. Buona idea il latino. Per prima cosa l’imbambola.
[…] C’è dietro una grande trovata, il sentimento che il regno di Dio è dentro di voi. Prime comunioni. Abracadabra un soldino al pezzo.
Leopold Bloom e la chiesa cattolica
I freddi rituali e le inconguenze delle pratiche religiose trovano in Bloom un asettico interpretatore.
Ebreo di nascita, ma non osservante, cresciuto in un ambiente cattolico, ma non praticante, con una gentile mentalità laica.
Trasversale quanto basta per porsi al di sopra delle parti e farci sorridere delle sue mille ironiche osservazioni.
Devono essere gente con la testa sulle spalle quei signori di Roma: dirigono tutto lo spettacolo. E non rastrellano anche i quattrini?
Profumo di limone
Uscendo dalla chiesa Leopold Bloom si reca in Farmacia – Il farmacista voltò una pagina dopo l’altra. Odore di sabbia e di seccume sembra che abbia…. Ricerca della pietra filosofale. Gli alchimisti – per ordinare la lozione per la moglie e comprare quella saponetta al limone che porterà con sè per tutto il giorno.
Il profumo di agrumi, le visioni di un Oriente misterioso, lascivo, l’eco del significato dei fiori, attinente al cognome di Leopold, l’oblio avvolgente del fiore di loto e la lettera adultera; tutto l’ordito di questa trama, così ben calibrata, ci porta ad immergerci nella tinozza del bagno con Poldy ed a spogliarci di una realtà troppo concreta ed avvilente.
La danza dei malintesi
Giornale sotto l’ascella e sapone dalla fresca fascetta nella sinistra, Leopold Bloom incontra Bantam Lyons e il dialogo che ne consegue è carico di spassosi equivoci.
Il 16 Giugno del 1904 si svolgerà la corsa dei cavalli nella Ascot Gold Cup. Il lettore non può sapere il tranello che Joyce piazzerà proprio all’interno di questo dialogo, a meno che non sia un fanatico di corse storiche di cavalli o abbia in mano il testo originale.
L’inganno risiede nei nomi dei Cavalli in gara.
- Maximum II : francese e vincitore dell’anno precedente
- Zinfandel I : il favorito
- Sceptre : prescelto dal redattore sportivo Lenehan
- Throwaway : un outsider
Sapendo che il termine throwaway in inglese significa Buttalovia, riusciamo a comprendere l’equivoco e l’inconsapevole soffiata che Bloom, ignaro di tutto ciò, farà a Bantam Lyons.
Alla fine di questo episodio troviamo Bloom immerso in un agrumato bagno ristoratore, pronto, poi, per andare al funerale di Dignam.
Queste briciole di curiosità vi aiuteranno a comprendere un po’ meglio le vicende che seguiranno, rendendo più divertente questo nostro viaggio insieme a Joyce.
#divertirsiconJoyce si può
Vi aspetto la prossima settimana con il Sesto Episodio!
Stephen Dedalus
Buongiorno Readers !
Zaini in spalla e pronti a conoscere la Dublino dell’Ulisse di Joyce.
Si parte per un viaggio semi-serio tra le pagine di un libro enigmatico ed affascinante, che merita tutta la sua Fama
La mappa di lettura
Siamo a Dublino, nel 1904, giovedì 16 Giugno. Giorno in cui Joyce conoscerà sua moglie
Quel giorno il giornale ( Evening Telegraph ) riporta tre notizie principali di cui discuteranno i vari personaggi durante tutta la giornata; La corsa dei cavalli nella Ascot Gold Cup, l’incendio di un battello americano, la gara automobilistica ad Homburg, in Germania.
Personaggi principali: Stephen Dedalus ( Telemaco il figlio di Ulisse) 22 anni, intellettuale, insegna storia alla Dingy’s School, irlandese, poeta e terribilmente sporco. Leopold Bloom ( Ulisse ) 38 anni, pubblicitario, ebreo non praticante, materialista, massone, dall’indole mite. Marion Bloom ( Penelope ) o Molly, moglie di Leopold, cantante, adultera, ci svelerà solo all’ultimo episodio la particolarità dei suoi percorsi mentali. .
Le loro vite, come quelle di un folto ed eterogeneo gruppo di comparse, si incroceranno ed intersecheranno in questa incredibile giornata, dando vita al romanzo moderno per eccellenza.
Ogni Episodio uno stile narrativo differente, dal flusso di coscienza alla parodia giornalistica; non sempre facile, spesso ironico, ma costantemente ermetico.
Si Comincia
Prima pagina
Dove siamo? Nella Baia di Dublino, a Sandycove, nella Torre Martello, l’omphalos ( l’ombelico del mondo ).
Con chi? Stephen Dedalus con i suoi coinquilini, Buck Mulligan studente di medicina moderatamente antipatico e Haines studente inglese in visita a Dublino.
“ Si fermarono mentre Haines contemplava la torre finché disse: Piuttosto desolata d’inverno, direi. Martello la chiamate?
pag. 25 dell’ulisse di joyce – ed. oscar mondadori 1984
Le ha fatte costruire Billy Pitt, disse Buck Mulligan, quando i francesi correvano il mare. Ma la nostra è l’omphalos.
Qual è la sua idea di Amleto? Domandò Haines a Stephen.
No, no, gridò Buck Mulligan dolorante. Non sono all’altezza di Tommaso d’Aquino e delle cinquantacinque ragioni che ha inventato per sostenerla. Aspetti che mi sia messo qualche punta in corpo.”
Una mattina a colazione
Dopo una bella colazione a base di pane, burro, miele, uova, the e latte, i tre si incamminano verso la spiaggia per un bel bagno in mare( unico ad evitare una bella nuotata purificante, è Stephen ) ed il tono dei discorsi oscilla tra l’ironico e l’intellettuale, mescolando lo stile narrativo semplice al monologo interiore.
Ho riportato questo piccolo estratto proprio perché evidenzia la vena divertita, la sottile ironia che riveste le parole di Joyce. I suoi personaggi principali vengono derisi, ridicolizzati, osteggiati dalle comparse, portandoci a studiare ogni loro mossa e pensiero.
Lungo il viaggio percorreremo le strade del loro inconscio, ci vestiremo dei loro tormenti e costruiremo loro una casa nel nostro mondo dell’immaginario per non abbandonarli più.
Il rimorso di coscienza
In questo primo incontro con il mondo immaginifico di Joyce, troviamo subito la danza della contrapposizione, la vena sarcastica e provocatoria della sua penna.
Stephen ha negato , sul letto di morte della madre, la preghiera tanto attesa …… – Angenbite of inwit – il rimorso di coscienza lo attanaglierà per sempre e lo porterà ad avere una visione sempre molto cupa e tormentata dell’avvenire.
Proprio questo rimorso di coscienza sarà la base dello scherno cosi tanto gradito a Buck Mulligan e motivo per cui tanto antipatico a noi lettori empatici….
Divertente anche lo scambio di battute che i nostri tre personaggi hanno sulle teorie di Stephen dell’Amleto di Shakespeare.
Puah! disse Buck Mulligan. Ci siamo svezzati da Wilde e dai paradossi. È semplicissimo. Dimostra con l’algebra che il nipote di Amleto è nonno di Shakespeare e che lui stesso è il fantasma di suo padre.
Il dibattito su Shakespeare non si conclude in questo episodio, ma vedrà un suo prosieguo più in là nella giornata. La poetica shakesperiana, la sua interpretazione, le analogie e le trasposizioni sono un punto focale nel flusso narrativo di Joyce e diverranno fonte di un acceso dibattito, che vedrà Stephen Dedalus come protagonista.
Il Sogno
– Ha delirato tutta la notte di una pantera nera, disse Stephen. Dov’è la fonda del suo fucile? – un miserabile pazzo, disse Mulligan. Hai avuto fifa?
pag. 7 dialogo tra Stephen e mulligan, parlando di haines
Riguardo questo sogno le supposizioni sono molteplici.
Si dice che lo stesso Joyce abbia vissuto l’episodio descritto. Fu proprio lui la vittima ( sfiorato da una pallottola ) di questo pericoloso incubo, quando condivise le stanze di Torre Martello con due suoi conoscenti.
Nabokov invece, ci sottolinea questo passaggio, mettendolo in stretto contatto con il sogno che farà Stephen Dedalus ( un orientale che gli offriva una donna ) ed anche Bloom ( che aveva fatto un sogno orientale con Molly vestita alla turca tra le gualdrappe del mercato degli schiavi ).
Qui ci addentriamo in quel fosco e fumoso territorio delle interpretazioni, tanto caro ad una parte della critica letteraria, ma che io eviterò, perchè ritengo che sia un ambito in cui solo i veri esperti la debbano fare da padroni.
Il mio piccolo, limitato ed umile intento è avvicinare l’Ulisse ai Lettori comuni, che hanno voglia di leggere questa favolosa Storia, senza lasciarsi condizionare da un’apparato scolastico intimorente.
Spero di aver seminato qualche briciola di curiosità …..
A venerdì prossimo
«ogni volta che ti senti di criticare qualcuno»mi disse,«ricorda solo che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu»
il grande gatsby- Francis scott fitzgeral
Non giudicatemi, non fermatevi a guardare le luci sfavillanti delle mie feste, ascoltate la musica che suona sotto le note del Sax, ubriacatevi di risate ed illusioni, ma poi tornate sobri e osservate con me la luce verde, mia unica ragione di vita…..
La storia di Jay Gatsby, personaggio dal fascino malinconico, incarnazione del Sogno americano è stata al centro della lettura condivisa, questa settimana, con le lettrici di #ateheranconnafisi.
F.S.Fitzgerald – (1896-1940) – proviene da una famiglia poco agiata, padre povero gentiluomo del sud, madre irlandese e cattolica. Il seme di rivalsa sociale ed economica trova qui le sue basi e le sue ragioni emotive.
P Il Grande Gatsby è la sua opera matura, capace di rappresentare emozioni e motivazioni delle classi più agiate degli anni Venti e di portare alla luce l’implicita distruttività.
Correlazioni
Il nostro F.S.Fitzgerald si arruola nell’esercito, come Gatsby, e sposa la sua “ragazza dorata“, Zelda, solo nel momento in cui raggiunge fama e ricchezza.
Zelda è la musa ispiratrice, prototipo di tutte le ragazze che vivevano nel palazzo bianco, che profumavano di orchidee e champagne, le cui voci tintinnavano di monete, figlie del re…come Daisy, evanescente oggetto dei desideri più romantici di Gatsby.
Daisy è la ragione per cui Gatsby, divenuto ricco grazie al contrabbando, ha deciso di vivere nel West Egg, lingua di terra a pochi chilometri dalla sfavillante New York, esattamente di fronte a East Egg, dove una piccola luce verde illumina il molo, approdo di quella compassata nobiltà di campagna, tanto snob, quanto vile.
La grande capacità di F.S.Fitzgerald è l’impronta evocativa che riveste ogni particolare della narrazione, ogni oggetto si veste di un significato simbolico…. e quella piccola luce, verde come i soldi e i sogni sbagliati, come dice Vittoria, è Poesia in un mondo di corrotti.
Gatsby credeva nella luce verde, l’orgasmico futuro che anno dopo anno recede davanti a noi. Ci è sfuggito allora, ma non importa: domani correremo più veloce, allungheremo di più le nostre braccia… E un bel mattino…
il grande gatsby- Francis S. Fitzgerald
Impressioni…
Valentina: “Io ho amato la metafora sulla luce verde del sogno americano 😍 mi ha rivelato quello che era il vero messaggio del libro e mi ha sconvolta e al tempo stesso conquistata. Lo trovo romantico anche se parla di disillusione”
Il sogno si è rivelato vuoto, chiuso in un passato che non ha saputo confrontarsi con la realtà , per Monica, il sogno americano, incarnato dalla luce verde, si è sgretolato e ridotto in polvere….
Per Alessia la speranza non ci deve mai abbandonare, ma Gatsby si è reso conto che il colossale significato di quella luce verde era svanito per sempre
Daisy vive nel suo castello dorato insieme al marito Tom, che Fede , come la maggioranza del GdL, detesta; adultero, vile ed arrogante rappresenta la bassezza di quegli anni, dove tutto era un passo al di là della ragione e la vita aveva lo scintillio di un’illusoria festa eterna.
” Erano persone sconsiderate, Tom e Daisy: fracassavano cose ed esseri umani e poi si ritraevano nel loro denaro o nella vastità della loro sconsideratezza, o qualunque cosa fosse a tenerli insieme, e lasciavano che fossero altria ripulire il sudiciume che avevano fatto…
Rita, il nostro segugio letterario: “ciò che mi ha colpito di più è la pochezza di valori che ne risulta. Mi sembra che ciò che abbia sempre contato siano i soldi e il potere”. La disillusione è palpabile...Gatsby è fermo nel passato, Jordan delude e Nick scrolla le spalle.
Gilda: “non ho odiato i personaggi, anzi li ho compresi. Non ho odiato il razzismo e il maschilismo di Tom. Non ho odiato la solitudine di Gatsby. Non ho odiato la vigliaccheria di Daisy. Nessuno è meglio dell’altro, perché sono tutti frutto di una società avara di sentimenti e di valori e materialista”.
Quando il romanticismo prevale…..
Io ho amato Gatsby, la sua illusione, la sua solitudine assordante e il suo atto estremo di generosità, espiazione per un sogno mal riposto….
Come James e Conrad, Francis S. Fitzgerald affida la narrazione ad uno spettatore, Nick, che evoca il magico e drammatico percorso del mito americano. Testimone empatico, ci racconta l’umanità e la visione romantica di Gatsby che :
deve aver avuto la sensazione di aver perduto il calore del mondo di una volta, di aver pagato un prezzo alto per aver vissuto tanto a lungo con un unico sogno.
il grande gatsby
Con l’illusione di avervi trasmesso uno sprazzo d’incanto e di aver colorato in modo soddisfacente le voci delle mie amiche lettrici, vi aspetto la prossima settimana, con tutte le riflessioni e le illuminazioni che ci darà Azar Nafisi, nel capitolo dedicato proprio a Gatsby.
Nell’autunno del 1995, dopo aver dato le dimissioni dal mio ultimo incarico accademico, decisi di farmi un regalo e realizzare un sogno. Chiesi alle sette migliori studentesse che avevo di venire a casa mia il giovedì mattina per parlare di letteratura.
Azar Nafisi
Entriamo in punta di piedi nel salottino di Azar e sediamoci anche noi sul divano, dove prendono posto le nostre amiche lettrici, vestiamoci di colori e libertà, per assaporare le Pagine che verranno…
Il caso vuole, che per la nostra prima discussione, il gruppo #ateheranconnafisi sia composto proprio di 8 Lettrici!
Vittoria , Valentina,Alessia,Fede,Monica,Rita,Gilda ed Io
Come incantate rimaniamo a guardare queste ragazze, che giorno dopo giorno cominciano a prendere confidenza con la propria identità e ad assaporare timidamente quella piccola oasi di felicità.
La prima immagine che abbiamo di loro e che rimane impressa a tutto il gruppo, è vedere che sotto il Chador hanno un mondo di colori!
” La Repubblica islamica ha involgarito i miei gusti in fatto di colori… Ho solo voglia di colori sfacciati, come il fucsia ed il rosso pomodoro. Sono troppo affamata di colori per vederli come un’espressione poetica, da scegliere con cura” queste sono le parole di Manna, la poetessa.
Questo tratto cosi saliente delle donne iraniane, ha fatto riflettere ognuna di noi, in particolar modo ci siamo stupite di aver notato che molte donne islamiche che incontriamo per le nostre strade, vestono con tinte particolarmente forti, per i nostri gusti occidentali, molto più annacquati!
Leggere insieme significa anche condividere le nostre esperienze ed arricchirci cercando di comprendere gli altri.
Assieme a Nafisi e le sue allieve leggeremo i testi che verranno presi in esame durante le sue lezioni.
Il nostro Programma segue queste tappe:
- il 6 Maggio nella nostra prima riunione virtuale abbiamo letto e discusso il 1° capitolo di “Leggere Lolita a Teheran”. Tutte noi avevamo letto di recente “Lolita” di Vladimir Nabokov e le nostre opinioni sul testo si sono ampiamente arricchite grazie alla lezione di Nafisi.
- il prossimo 13 Maggio leggeremo parte del Grande Gatsby di Fitzgerald condividendo le varie impressioni.
- il 20 Maggio finiremo la lettura del Grande Gatsby e tireremo le somme di questo testo.
- il 27 Maggio leggeremo e discuteremo poi il 2° Capitolo -Gatsby- di “Leggere Lolita a Teheran”
- il 3 Giugno inizieremo a leggere ” Daisy Miller ” di Henry James
- il 10 Giugno finiremo e discuteremo ” Daisy Miller ” di James
- il 17 Giugno ci aspetta il 3°Capitolo – James – di “Leggere Lolita a Teheran” con le varie considerazioni di Nafisi.
- il 24 Giugno finiremo il libro di Nafisi con la lettura dell’ultimo Capitolo – Austen – e so già che ci lascerà con un grande vuoto…che colmeremo con nuove proposte di lettura..;)
Il tema del Seminario di Azar era il rapporto tra realtà e finzione letteraria.
Inizia la Lezione… e ci troviamo a Nabokovlandia.
Le opere che Azar prende in considerazione hanno una caratteristica in comune: sono tutte storie di oppressi, perseguitati, vittime di Persecutori in grado di annientare la loro identità.
Cincinnatus C. è un condannato a morte, colpevole di «turpitudine gnostica», in Invito a una decapitazione .
Nabokov ci rende spettatori di una tortura annichilente e continuativa, che costringe il Protagonista a ricreare un mondo parallelo, fatto di parole magiche, che aiutano il nostro eroe involontario, a non conformarsi con le regole del Regime totalitario.
Ma la vera eroina che incarna la denuncia dell’essenza stessa di ogni totalitarismo è Lolita.
La potenza verbale, la forza narrativa, la scintillante alterigia di Humbert Humbert, è un inno alla rivolta, all’affermazione della vita contro la sua stessa precarietà!
La perfezione e la bellezza del linguaggio si ribella alla mediocrità e alla squallore di ciò che descrivono.
Azar Nafisi
Torniamo per un istante nel salottino letterario di casa Nafisi, dove sette ragazze iraniane leggono Lolita, libro proibito dal Regime.
La Rivoluzione islamica del 1979 ha sconvolto gli assetti monarchici, dall’impronta occidentale, che aveva il Paese, per instaurare un Regime, poco incline alle concessioni, ispirato dalla legge coranica.
In questa atmosfera repressiva, dominata dal silenzio della paura, dove le donne, obbligate ad indossare il Chador e a camminare per le strade a testa bassa, dove la musica, i film, i libri passano sotto il vaglio di un cieco censore; le nostre studentesse seguono le vicende di Lolita e Cincinnatus, trasposizioni letterari delle loro angosce.
La letteratura diventa per loro una necessità, unica via per assaporare quella felicità a loro negata. Quella felicità che altro non è che Disperazione capovolta,
come la definisce Pietro Citati.
La letteratura trova la sua gioia chissa dove, in zone cosi profonde e segrete, che la realtà non riesce a penetrare.
Pietro Citati in la felicità di nabokov
La lezione su Nabokov di Nafisi è commovente e coinvolgente, inframmezzata dai ricordi spezzati delle ragazze, dalla stima strabordante che Azar ha nei confronti di Nabokov, dal parallelismo naturale che viene a galla, nei silenzi e nei gesti, tra vittime vere e vittime di fantasia.
Il nostro gruppo si è ritrovato coeso nello strazio che le parole di queste ragazze hanno suscitato in noi, increduliti di fronte a tali comportamenti oppressivi, in grado di annullare l’individualità in nome di una cieca ideologia.
Valentina che ha finito il capitolo su Lolita in una sorta di gioiosa malinconia: «Personalmente, mentre leggevo, mi sembrava di leggere un distopico in stile 1984, ma al tempo stesso la consapevolezza che quanto descritto fosse reale, mi ha fatto esclamare ad alta voce quanto tutto questo fosse assurdo ed ingiusto».
La discussione del gruppo ha toccato vari temi portati alla luce da Nafisi, che ci affascinato e coinvolto. Professoressa illuminata ed appassionata, ci ha fatto apprezzare ancora di piu la lettura dei testi di Nabokov e ci ha portato a riflettere sull’equilibrio precario tra realtà e fantasia.
“Azar riesce a dar voce ad alcuni miei pensieri, che non riuscivo a formulare” dice Monica, ” Il lavoro critico che fa è interessantissimo… vorrei una Professoressa cosi!”
” Vivere in un regime totalitarista non deve essere semplice. Le continue contraddizioni di una repressione culturale devono essere talmente ingiuste da creare proprio quegli incubi che ha Azar” afferma Rita
La risposta ad Azar Nafisi, sullo stretto rapporto tra Quotidiano ed Immaginazione, la sintetizza la risposta di Vitto!” …nell’arte non cerchiamo la verità, ma epifanie della verità, ovvero quelle finzioni letterarie che mettono in moto qualcosa in noi che ci sembra famigliare”.
Fede ci ricorda con passione da lettrice ” …ogni lettore quando legge legge se stesso, questo è uno degli aspetti meravigliosi dei libri, riescono ad adattarsi a tutti, indipendentemente dalla razza, dall’età o dal paese di provenienza…”
Infine tutte concordi con Gilda: ” …il livello di coinvolgimento provato in questa parte di Nafisi non lo provavo da un po’”
Sperando di aver dato il giusto Colore alle voci di tutte le Lettrici coinvolte, aspetto con gioia il prossimo appuntamento!